In Brasile, le nazionali di calcio maschile e femminile riceveranno lo stesso salario: a comunicarlo è stata la Confederazione calcistica brasiliana (CBF) che, attraverso una dichiarazione del presidente della Confederazione, Rogério Caboclo, ha affermato che “la CBF ha deciso di stanziare lo stesso importo per i bonus e le indennità giornaliere per uomini e donne, il che significa che le giocatrici guadagneranno lo stesso degli uomini“.
Le donne, quindi, riceveranno gli stessi bonus e le stesse indennità giornaliere dei loro colleghi uomini, in riferimento alla partecipazioni alle Olimpiadi di Tokyo 2021 e ai prossimi tornei di Coppa del Mondo maschile e femminile.
Si tratta di un importante traguardo per accorciare il gap di genere tra uomini e donne e il Brasile è stato uno dei primi paesi a prendere una decisione così importante, dopo Inghilterra, Australia, Nuova Zelanda e Norvegia.
Differente è la situazione negli Stati Uniti in cui, nel mese di marzo dello scorso anno, le componenti della nazionale di calcio e attuali campionesse mondiali, hanno citato in giudizio la propria federazione calcistica, accusandola di discriminazioni su salari e condizioni lavorative. Il magistrato non ha accolto la loro richiesta di parità di compenso e la loro richiesta è stata archiviata.
Di fronte a tali incongruenze di trattamento a livello internazionale risulta spontaneo chiedersi quando e se il divario tra uomini e donne in ambito lavorativo verrà annullato.
Perché a parità di prestazioni e raggiungimento degli obiettivi persiste ancora un divario così ampio nei riconoscimenti riconducibili a due persone del sesso opposto? Quanto tempo è ancora necessario per conquistare un diritto che dovrebbe essere naturale?
Ai posteri l’ardua sentenza.
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