E il carico di lavoro dovuto all’accudimento della persona con handicap, già di per sé importante nella vita “normale”, è diventato più gravoso per il 90% dei caregiver familiari
Nelle famiglie con persone con disabilità grave più di otto caregiver familiari su 10 hanno subito un danno fisico o emotivo e un importante aumento di stress e ansia a causa dell’accumulo del carico di lavoro dovuto all’accudimento della persona non autosufficiente, diventato più gravoso nel 90% dei casi durante il lockdown. I dati arrivano dall’indagine “Rilevazione condizioni di vita dei caregiver familiari in fase 1 Covid-19” realizzata dal Confad, il Coordinamento nazionale famiglie in cui vivono persone con disabilità gravi.
Scarsi i contatti dalle strutture dedicate all’assistenza
Dalle risposte ai questionari somministrati ai caregiver familiari di persone con disabilità gravi emerge che in seguito alle misure restrittive emanate durante l’emergenza Covid-19, un caregiver su due ha dichiarato di non essere stato contattato né dagli assistenti sociali, né dai centri diurni, né dalla scuola, e il 65% non ha avuto nessun contatto con le strutture e le figure di riferimento – fisioterapisti, logopedisti, infermieri, operatori socio sanitari, educatori – che prima dell’emergenza Covid-19 si occupavano della persona non autosufficiente. Tutto questo ha comportato che durante il lockdown il carico di lavoro per l’accudimento della persona con disabilità, già di per sé importante nella vita “normale”, è diventato più gravoso per il 90% dei caregiver familiari.
Quanto ai provvedimenti previsti per i caregiver familiari dai vari Decreti emanati per far fronte all’emergenza Covid-19, sono stati giudicati “sufficienti” solo dal 2% dei caregiver familiari lavoratori, e tra i caregiver familiari non lavoratori solo il 3% ha dichiarato di aver ricevuto sostegni economici come pacchi spesa e buoni spesa.
Assente anche la scuola
E nel caso di persone con disabilità gravi frequentanti la scuola, i caregiver familiari hanno dichiarato nel 45% dei casi di non aver ricevuto nessuna assistenza scolastica in remoto e nel 35% dei casi solo da una a tre volte la settimana. Il 94% degli alunni con disabilità è riuscito a partecipare alla didattica a distanza solo grazie all’impegno del caregiver familiare, che ha prestato – e presta tuttora – assistenza per facilitare le operazioni di collegamento e si sostituisce all’insegnante di sostegno per la facilitazione e la semplificazione delle attività didattiche. Ed è probabilmente per questo che il 78% degli intervistati la didattica a distanza è risultata – e risulta ancora – inadeguata e non individualizzata.
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