C’è stato un tempo in cui noi comunisti eravamo convinti che fosse stato il compagno Ivan a salvare il maggior numero di ebrei dalle camere a gas.
Poi arriva Deaglio con il suo libro “La banalità del bene”, e ci racconta la storia di un fascista che riesce a evitare che migliaia di ebrei vengano deportati. E lo fa dimostrando un’incredibile capacità di inventiva: nel 1944 si trova a Budapest e spacciandosi per un funzionario spagnolo e imbrogliando i nazisti tedeschi e ungheresi riesce a strappare loro persone che già si trovano sui treni della morte.
(…) Non so se rendo l’idea dello shock che ebbe il libro di Deaglio su gente come me: ma come, i fascisti non sono tutti cattivi? Non sono tutti marci? Scoprire che le qualità migliori dell’essere umano possono trovarsi anche in un fascista era per noi inconcepibile! Ma come potevamo non credere a quello che aveva scritto il compagno Deaglio? (Leggi l’articolo completo AL LINK)
L’intervista di Jacopo Fo a Enrico Deaglio