Da poco più di una settimana mi sono trasferita a Napoli per lavoro e proprio in questi giorni i casi di Covid-19 in Campania hanno iniziato ad aumentare vertiginosamente: bar e pub hanno obbligo di chiusura alle 23 dal lunedì al giovedì e a mezzanotte durante il weekend. E’ fatto assoluto divieto di assembramenti e obbligo di mascherina anche all’aperto.
Ieri sera, dopo aver terminato di lavorare, mi sono recata a Piazza Bellini, un luogo frequentato dai giovani in città. Stavo fumando una sigaretta mentre facevo due chiacchiere con degli amici. All’improvviso una donna e il suo entourage con microfono e telecamera mi ha chiesto per quale motivo non stessi indossando la mascherina e mi sono immediatamente vista protagonista di un video strappa visualizzazioni per alimentare la caccia all’untore così diffusa durante questi mesi di pandemia.
Ho chiesto gentilmente alla signora chi fosse e mi ha risposto di essere una giornalista. Le ho fatto presente che non avrei voluto essere la protagonista del solito video virale che va a caccia di coloro che contribuiscono alla diffusione del coronavirus e che non rispettano le normative.
Premettendo che indosso sempre la mascherina, in tutti i luoghi in cui è previsto dalla legge e che in quel momento non stavo utilizzando questo dispositivo di protezione perché ero intenta a fumare, mi chiedo se il giornalismo possa essere veicolo di caccia all’untore e a che punto siamo arrivati se, per avere maggiore notorietà e raggiungere un buon engagment, si debba ricorrere alla creazione di questi contenuti del tutto discutibili per coinvolgere un pubblico più ampio.
In un contesto sociale in cui i dubbi e le incertezze sono sempre più diffuse, alimentate dalla paura nei confronti di una malattia ancora non del tutto conosciuta e alquanto pericolosa per la salute collettiva, è davvero necessario che il giornalismo diventi veicolo di caccia all’untore? La vera informazione non dovrebbe incutere terrore nelle persone né tantomeno diffondere una visione della realtà del tutto distorta. A Napoli tutti indossano la mascherina e, nel mio caso, sono stata soltanto colpevole di avere una dipendenza da nicotina.
Dove inizia e dove finisce la mia libertà personale?
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