Ce lo chiedeva l’Europa e abbiamo detto no, niente alternanza tra ora solare e ora legale, resta tutto come prima: a fine marzo porteremo le lancette dell’orologio indietro di un’ora e a fine ottobre le riposizioneremo avanti di un’ora.
E come ogni anno avremo il dubbio: ma le lancette si spostano avanti o indietro? e come ogni anno sarà il nostro smartphone a dirci che ora è il mattino della domenica. E come ogni anno nei vari social ci sarà chi è contento e chi si lamenta. Tutto come al solito, insomma.
La position paper dell’Italia (cioè la presa di posizione) depositata a giugno a Bruxelles dice che la: «posizione nazionale è contraria all’iniziativa». Il Governo Conte uno non è stato smentito dal Governo Conte due.
C’è della coerenza, almeno su questa questione (sarcasm).
Le motivazioni del rifiuto sono tre
- Nel documento si parla di: «mancanza di una valutazione d’impatto dalla quale si possa evincere, in modo esaustivo, il quadro dei vantaggi e degli svantaggi». In pratica, non ci sono prove scientifiche attendibili sul fatto che il cambio del fuso orario provochi squilibri psico-fisici.
- La seconda motivazione è di carattere prettamente economico: un’ora di luce in più d’estate permette un notevole risparmio sulla bolletta della luce. Terna, il gestore dei tralicci dell’alta tensione, quantifica questo risparmio in 100 milioni di euro l’anno. Mica bruscolini.
- Ultima perplessità riguarda il caos dei fusi orari. Nella motivazione si legge: «singole scelte degli Stati membri possano creare un mosaico di fusi orari, con il rischio di non garantire il corretto funzionamento del mercato interno».
La questione non è chiusa: nei prossimi mesi Bruxelles avvierà la discussione sull’ora legale nelle sedi del Parlamento e dalla Commissione europea.
I Paesi del Nord sono contrari all’ora legale perché da loro d’estate fa buio più tardi e i Paesi del Sud, come l’Italia, con l’ora legale guadagnano un’ora di luce d’estate e ne recupera un’altra nelle mattine d’inverno.
Ai posteri…
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Foto di Birgit Keil da Pixabay