Ieri sera, lunedì 20 aprile, un barile di greggio valeva -37 dollari: il valore minimo storico, sotto zero, che ha portato l’oro nero a costare insomma molto meno dell’acqua del rubinetto. A inizio pandemia il valore stava intorno a 60 USD/barile. Ovviamente questo non significa che ci sarà benzina gratis per tutti: a crollare è stato il crude oil, il contratto sulla gasoline, ovvero la benzina verde, ha chiuso invece ieri a 0,6683 dollari al gallone. Inoltre e soprattutto, sulla benzina incidono circa 0,7284 centesimi di accise e 0,2680 centesimi di IVA; sul gasolio le accise ammontano a 0,6174 e l’IVA a 0,2485; sul GPL si pagano rispettivamente 0,1472 d’accisa e 0,1112 di IVA (Dati MISE marzo 2020).
Mercati preoccupati
Il crollo, con i contratti sul Wti scesi in territorio negativo, ha pesato oggi sull’azionario, con le Borse europee tutte in deciso ribasso, nonostante nelle contrattazioni in Asia i prezzi del petrolio siano tornati sopra lo zero in mattinata. Il petrolio ha però fallito l’atteso tentativo di recupero ed è ancora in picchiata. Sui mercati pesano le preoccupazioni per la recessione – e il crollo della domanda di greggio -, ma anche le incertezze sulla fine del lockdown. L’Oms ha infatti già avvertito del pericolo per una riapertura troppo anticipata, pericolo sanitario ma naturalmente anche economico.
Prospettive future
“Il prezzo negativo è dovuto al fatto che la domanda è ovviamente crollata a causa del lockdown”, puntualizza Luigi Nardella, Ceresio Investors. “Se però si guarda oltre le scadenze di maggio e giugno, quindi presumibilmente quando l’America inizierà a tornare alla normalità, il prezzo del petrolio è a livelli più “normali”; ad esempio a marzo del prossimo anno è di circa $34”.
Leggi anche:
Fase 2, Milano a tutto smog
Covid-19, Conte “Il 4 maggio riapre tutta l’Italia”. Ok a passeggiate, bar e lavoro