Cambiare in meglio dopo il coronavirus. Ma come ridisegnare il sistema di cure per l’infanzia in Italia, in una prospettiva di medio e lungo termine, con una visione non limitata ai servizi sanitari e tenendo presente lo scenario post pandemia? Ci hanno lavorato a lungo il Centro per la Salute del Bambino (CSB) e l’Associazione Culturale Pediatri (ACP), che nel documento “Senza Confini”, presentato al 32° Congresso nazionale dell’ACP, provano a dare delle risposte.
1.200.000 bambini vivono in povertà assoluta
Nella proposta — indirizzata alla politica, agli operatori dei servizi, agli enti pubblici e privati e al Terzo Settore — “non si stravolge il sistema attuale, ma si vuole definirne i principi guida. Da troppo tempo l’infanzia e l’adolescenza, ma anche la fertilità, la maternità e la paternità, erano sparite dall’agenda della politica e dell’informazione”, spiega Federica Zanetto, presidente Acp. E alla povertà materiale ed educativa (in Italia 1.200.000 bambini vivono in povertà assoluta e 1 su 7 lascia prematuramente gli studi) si sono aggiunti gli effetti del lockdown, che hanno aumentato ulteriormente lo svantaggio di chi proviene da una situazione familiare sfavorevole.
L’appoggio del governo
La speranza è di poter fare affidamento sul Recovery Fund (o Next Generation Europe), perché quello sulle nuove generazioni è il più importante investimento sul futuro da fare. “Questo documento rappresenta per noi una straordinaria base di lavoro. Vogliamo studiarlo e capire come tradurlo per migliorare e integrare la rete di tutela intorno ai bambini, evitando cadute franose che si tradurrebbero in danni permanenti per la salute sia mentale che fisica dei futuri adulti. Apriremo un dialogo concreto tra Acp, Csb e Ministero, per trasformarlo in passi concreti”, così Sandra Zampa (nella foto in collegamento con il Congresso), sottosegretario al Ministero della Salute, intervenuta durante il Congresso.
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