Uno studio appena pubblicato sulla rivista Science Advances svela i segreti della pianta più dolorosa al mondo, l’ortica gigante dell’Australia, detta anche pianta dei suicidi. Contiene altissimi livelli di una tossina che, una volta raggiunta la pelle delle sue vittime, arriva al sangue, si attacca alle cellule che rilevano il dolore e le blocca nella modalità male eterno che, secondo le varie legende che circondano questa pianta, avrebbe spinto al suicidio uomini e animali.
I cavalli suicidi
Insomma, non lasciatevi imbrogliare dal nome. Nulla a che fare con la nostra tenera ortica. La Dendrocnide moroides, diffusa anche in Indonesia, si porta dietro racconti agghiaccianti. Le sue foglie pungono come spilli, ma alla vista imbrogliano: ha dunque spinto gli uomini che incautamente l’hanno toccata o raccolta alla follia, e si narra che persino i cavalli si siano spinti a gettarsi dalle scogliere pur di non provare un dolore tanto violento e soprattutto continuo.
Escursionisti col respiratore
Un solo pelucchio di questa pianta potrebbe farci sanguinare le narici, e anche solo starle accanto potrebbe essere dunque pericoloso, anche considerando che possono raggiungere i 30 metri di altezza. In Australia infatti non è raro trovare cartelli che avvertono gli escursionisti della loro presenza nei paraggi. e chi le conosce entra nel loro territorio solo munito di respiratori, guanti e antistaminici.

L’importanza della scoperta
Facile quindi comprendere la difficoltà e dunque il valore dell’identificazione delle sostanze coinvolte in questa pazzesca reazione. Il team Edward Gilding, biologo presso l’Università del Queensland ci è riuscito dopo innumerevoli punture e dolori acuti: “È come avere un chiodo conficcato nella carne per settimane”, ha detto al New York Times , e grattarsi o fare la doccia è praticamente impossibile.Perché eternoAlla fine i coraggiosi ricercatori ce l’hanno fatta, scoprendo che le tossine di queste piante prendono di mira una molecola presente nelle cellule nervose centrali nella percezione del dolore dei mammiferi. Hanno chiamato questi composti chimici “gimpietidi”, perché sono molto simili alle tossine rilasciate da ragni velenosi per immobilizzare le loro prede. In più, queste sostanze interferiscono nella conduzione del segnale del dolore, e sono in grado di impedire alle cellule coinvolte di disattivare il segnale, che dunque diventa eterno, o quasi.
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