Sta facendo il giro del web – probabilmente tra i tanti automobilisti italiani che in queste settimane si sentono in colpa – l’intervista di Repubblica alla direttrice del Cnr, Cinzia Perrino: la ricercatrice infatti spiega che il solo blocco delle auto nei periodi di emergenza è – come facilmente intuibile – una misura insufficiente. Ma il giornale fondato da Eugenio Scalfari titola: Blocco traffico per smog, il direttore del Cnr: “Il fermo alle auto non serve, le misure dei sindaci sono inutili”. Che è invece un concetto ben diverso, molto diverso. E difatti, tra le numerose condivisioni social che l’articolo ha suscitato, i commenti sono spesso di questo tenore:

Lo svolgimento dell’articolo è poi articolato in modo diverso, e leggendo le parole di Perrino si capisce subito che il senso delle sue parole non è “il fermo delle auto non serve”, ma piuttosto: non serve farlo solo quando c’è l’emergenza. Oltre al fatto che ci sono anche tante altre fonti di inquinamento trascurate, in primis i riscaldamenti: troppo alti e ancora spesso del tipo più inquinante.
Il problema facile dei riscaldamenti
Ma lo sappiamo da tempo: ad esempio, i pellets sono tra le fonti più inquinanti, e l’Italia continua invece addirittura a incentivarli contro il parere della scienza. I camini e le stufe a legna – note fonti inquinante indoor e outdoor – sono accesi anche nelle grandi città italiane, sebbene fuori legge, perché non ci sono controlli; mentre invece una metropoli come Londra, oggi infatti messa meglio di noi in quanto a polveri sottili, ha bandito anche le pizzerie a legna (a meno che non siano munite di appositi e costosi filtri) dal centro cittadino. Questo perché, come sappiamo, ne va della nostra salute, della vita o della morte: l’Italia è prima in Europa per decessi legati allo smog. E poi c’è la questione delle temperature dei riscaldamenti: troppo alte in scuole, ospedali e negozi, oltreché nelle case, mentre – anziché imporsi – le amministrazioni soffocate come Milano “dialogano” con gli esercenti per convincerli a tenere chiuse quelle maledette porte spalancate estate e inverno.
E poi le auto
Quanto incidono? Al giornalista di Repubblica il Cnr risponde: «Il contributo diretto del traffico relativo alle polveri Pm10 è stimabile intorno al 25% (ma poi ci sono tutti i NOx e gli altri veleni che qui non consideriamo, ndr). Vietando la circolazione ai diesel – continua Perrino – incidiamo dunque solo su quel 25%, ma nel frattempo tanti altri veicoli continuano a circolare, più o meno la metà di quelli abituali. A questo punto, il blocco incide per poco più del 12%. Una percentuale piccola, davvero marginale». Ma che non lo sarebbe se vietassimo – o facessimo politiche per limitare – tutti i veicoli. Come ha fatto Oslo, bandendo anche le elettriche e praticamente azzerando i morti da incidente stradale. E come stanno facendo tutte le grandi città europee, come Parigi ad esempio, che grazie alla sua sindaca Hidalgo, ha aumentato del 54% il traffico su bici in un solo anno (dati World Economic Forum) aumentando esponenzialmente il numero e i collegamenti delle ciclabili, e nel contempo scoraggiando l’uso dell’auto a partire da una severa gestione dei parcheggi. L’unica città italiana che aveva destato qualche speranza, nelle promesse di un’amministrazione che ha deluso molti, era Milano.