Terrone è un insulto? L’Italia se lo domanda periodicamente, e se una metà di noi (la destra) l’ammette in senso “ironico”, alla Berlusconi insomma, l’altra metà non ha dubbi: terrone è un insulto. Ma le cose possono cambiare? Possiamo cambiarne la definizione, tornando alle radici del sostantivo, e provare a riabilitarlo, dato che intere famiglie ne sorreggono il peso?
La domanda del signor Terrone
È questa in sintesi della richiesta del signor Francesco Terrone, ingegnere salernitano, che non vuole certo rinunciare al suo cognome, traccia di una stirpe che fa riferimento “alla terra dei latifondisti, dei feudatari, dunque alla ricchezza, (…) al lustro (che queste famiglie diedero) all’Italia intera”, ha spiegato.
La definizione della Crusca
La prestigiosa Accademia della Crusca riporta la definizione del vocabolo scelta per la prima volta da Bruno Migliorini nell’appendice al Dizionario moderno di Alfredo Panzini nel 1950: “Così gli italiani del settentrione chiamano gli abitanti delle regioni meridionali (più o meno, da Roma in giù)”, con valore di “contadino” (nel senso di villano, burino e cafone) e viene “usata, in senso spregiativo o scherzoso, per indicare gli abitanti del Meridione in quanto il Sud era una regione del nostro paese caratterizzata da un’agricoltura arretrata”.
Come cambiare?
Contro questa definizione, il signor Terrone da Mercato San Severino, provincia di Salerno, è riuscito a portare in tribunale l’istituzione italiana, affinché riconosca anche un’accezione diversa a un termine usato comunemente come dispregiativo.
“Ho chiesto, con tre Pec, di variare la definizione del termine terrone – ha dichiarato l’uomo – ma ho avuto solo risposte evasive. A quel punto siamo andati in giudizio”. La vicenda sarà discussa quindi a settembre dal Tribunale di Nocera Inferiore.
ilNarratore pubblica “Il Quinto Stato” di Ferdinando Camon