Ecco l’ennesimo segretario del Pd costretto a dimettersi a causa della conflittualità interna al partito. È la storia che si ripete. Veltroni non aveva ancora ufficialmente battezzato il partito Democratico, nel 2007, che già i suoi avversari si davano da fare per farlo fuori. Resistette due anni, poi si dimise.
Il Pci in settant’anni di storia ha avuto 8 segretari. Il Pd in 14 anni ne conta già 7.
È la sindrome di Tafazzi, quello che adora martellarsi i cosiddetti da solo.
Nessun gioco appassiona i dirigenti del partito Democratico più di quello al massacro.
In parte è un difetto di nascita: il Pd nasce dall’unione a tavolino di due partiti molto diversi tra loro: gli ex democristiani del partito Popolare e gli ex comunisti dei Democratici di Sinistra. Una unione mai veramente digerita fino in fondo. Infatti a un ex Ds (Veltroni) è seguito un ex Pp (Franceschini); poi due ex Ds (Bersani ed Epifani) seguiti da due ex Pp (Renzi e Martina) e infine di nuovo un ex Ds (Zingaretti).
Ognuno di loro è stato contestato dall’altra fazione. E a volte pure da una parte della sua.
Dopo 14 anni i giochi si sono complicati. Oggi il principale alleato di Zingaretti (che nasce nel Pci) è (o era?) l’ex popolare Franceschini, mentre il suo principale rivale è un altro ex Pci, il governatore dell’Emilia Bonaccini. Piuttosto complicato star dietro a tutte le manovre e le congiure interne…
Il dato di fatto è che, dopo la crisi del governo Conte2, il tiro al bersaglio su Zingaretti si è fatto sempre più fitto e lui, invece di farsi cuocere a fuoco lento fino al congresso – che sarebbe stato tra molti mesi – ha preferito rovesciare il tavolo con le dimissioni.
Una mossa azzardata che ora richiede una soluzione rapida. Con il Pd senza un leader riconosciuto (e quindi senza una linea riconosciuta) e con i 5 Stelle devastati dalle lotte intestine, la coalizione che sosteneva Conte appare allo sbando.
Finirà per approfittarne l’unico che oggi può proporsi come solido interlocutore di Draghi: Matteo Salvini.
L’ultima cosa da fare è nominare un reggente. Finirebbe come Vito Crimi con i 5 Stelle: un poveretto privo di potere, all’ombra del quale le correnti si scannano a piacimento.
Quindi, boys and girls del Pd, fate come volete: confermate a furor di popolo Zingaretti, oppure scegliete un altro segretario. Ma una cosa soprattutto è importante: FATE PRESTO!
E altrettanto rapidi dovrebbero essere i pentastellati.
Il Covid, la crisi economica e la crisi sociale non stanno qui ad aspettare i comodi di nessuno.
Fonte immagina copertina huffingtonpost.it